Antonio era in crisi con maestre e familiari, una vita segnata da silenzi e momenti di agitazione improvvisa. A soli 7 anni sembrava stanco di vivere. Non si relazionava con nessun compagno, qualsiasi materia sembrava difficile e incomprensibile. Antonio rimaneva zitto e fermo di fronte a qualsiasi stimolo, chiuso in sé stesso con le braccia serrate e il viso triste; un comportamento a tratti autistico che ha spinto la maestra Betty e i genitori a chiedere consulto alla UONPIA, il servizio di neuropsichiatria infantile.
In attesa degli esiti dei test, la maestra ha suggerito di iscrivere il piccolo ad un’attività proposta da Laureus, il progetto minibasket, per favorire la socializzazione del bambino con i compagni. Antonio, una volta entrato in palestra, sembrava incuriosito dai bambini che correvano e da quel pallone che entrava nel cesto sospeso in aria, ma tutto appariva molto difficile per lui e scelse la panchina. Si rannicchiò rivolgendo le spalle al campo e rifiutandosi di provare a fare qualsiasi esercizio, “tanto io non sono capace e voglio andare a casa mia“.
Nonostante le apparenze, Laureus c’era su quel campo, e quella tutor seduta in panchina ha sempre accolto Antonio, i suoi sguardi schivi e i suoi giochi solitari, ha pazientemente ascoltato le sue poche parole e ha avvicinato quel pallone troppo difficile da lanciare alla sua area gioco. In quell’angolo lontano dal giudizio tanto temuto, Antonio ha sperimentato che palleggiare appariva meno complesso di quanto sembrasse, e avvicinatosi al canestro ha provato il piacere di segnare qualche punto lontano da tabelloni e commenti.
Ha iniziato a entrare in campo silenziosamente, a copiare gli esercizi, a interagire con qualche compagno senza bisogno di parole. Quando arrivarono i risultati dalla Uonpia , Antonio aveva già disputato il suo primo torneo Laureus, sotto gli occhi stupiti di mamma e papà. Il suo apparente isolamento non era dato da difficoltà cognitive né da spettro autistico. Antonio soffriva di ansia da prestazione, in ogni contesto.
Oggi Antonio segue il programma scolastico con la diffidenza e la paura che ancora lo accompagnano, ma è incoraggiato a mettersi alla prova. Continua a giocare a basket, è il suo secondo anno, ed è uno dei giocatori più precisi e attenti che un allenatore possa desiderare. Non sembra fanatico come altri compagni più entusiasti ed estroversi, tuttavia parlando con lui si può scoprire la magia che ha compiuto lo sport. Antonio dall’inizio dell’anno conta i canestri che fa ad ogni allenamento, e la crescita di quel numero lo motiva a non smettere mai di provare anche le attività più difficili: corre, salta, ride e marca a uomo.
Le apparenze possono davvero ingannare: Antonio sembrava un bambino impaurito, ma ora Laureus sa che è un campione in un corpo da bambino.