L’hijab: un segno d’orgoglio.
Quante volte abbiamo dovuto sentire sul nostro corpo il peso delle tradizioni?
Quante volte ci siamo trovati a disagio nel dover indossare simboli o abiti che potevano farci sentire diversi dagli altri?
Questa sensazione l’abbiamo provata tutti nella vita, soprattutto da adolescenti.
Immaginate adesso di essere in una scuola di periferia a Milano, zona Gratosoglio, dove la vita ti mette alla prova ogni giorno. Capirete così la storia di Sama, 12 anni e già una grinta incredibile. Lo spirito di una ragazzina che ogni mattina si reca a scuola con un vistoso hijab che le copre tutti i capelli, un simbolo che fa parte della sua identità, ma che la rende anche diversa dai suoi compagni.
Per Sama, però, la diversità non è un peso: essere marocchina è una parte fondamentale della sua identità e un motivo d’orgoglio. Il doversi coprire i capelli e molte parti del corpo anche quando fa sport non la infastidiscono, ma le consentono di essere a suo agio. Coraggio e grinta sono i tratti distintivi del suo carattere: ogni nuova occasione viene accolta con entusiasmo e voglia di riscatto.
Sama ha provato diversi sport, ma nessuno di questi l’ha appassionata veramente. Nella sua vita ha sempre capito che il sapersi organizzare è una qualità fondamentale, specialmente quando si vuole vivere intensamente la vita. La sua è una settimana ricca di impegni: il martedì, soprattutto, inizia con l’allenamento “One Team” e finisce con un tuffo in vasca. Un giorno di divertimento e un pieno di adrenalina che l’aiuta ad affrontare tutta la settimana.
Sama è fortunata, perché può contare sull’appoggio dei propri genitori, che la incoraggiano sempre a provare qualcosa di nuovo, fiduciosi che tante esperienze diverse possano aiutarla a crescere come persona. E infatti, nonostante il velo e la necessità di coprire parti del corpo come richiesto dalla religione islamica, Sama è una ragazza che non ha paura di esprimere la propria personalità e dire la sua, anche durante gli allenamenti di gruppo.
La sua diversità è ormai diventata un motivo d’orgoglio: come quando, durante una lezione legata alla sostenibilità in cui si stava parlando di come i tifosi giapponesi avessero pulito alla perfezione le tribune durante i Mondiali in Qatar, Sama ha fatto notare con fierezza come avessero fatto lo stesso anche i tifosi marocchini. La sua Nazionale, infatti, nel primo Mondiale giocato in un paese arabo, oltre a raggiungere un risultato storico come prima squadra africana semifinalista, si è distinta soprattutto per i valori sportivi messi in campo. Non è un caso che oggi quel gruppo sia venerato dai connazionali come un vero modello da seguire per le generazioni future. Tenacia, resistenza e voglia di lottare sono caratteristiche essenziali che ciascun magrebino deve possedere. La sportività e l’empatia non devono mai mancare.
Sama lo sa bene e cerca ogni giorno di dimostrarlo, in palestra come nella vita. In campo è lei la leader del gruppo: i compagni la seguono, attratti dalla sua propositività e dalla sua leadership. Qualità dimostrate anche al Forum, quando il suo gruppo è riuscito a rubare la palla alla leggenda del basket italiano Peppe Poeta.
Il basket è pieno di storie incredibili, ma la sua più di altre dimostra che i limiti e le prime impressioni sono molto spesso delle grandi illusioni. Definire e stereotipare una persona in base alla sua nazionalità o al suo modo di vestire è uno dei più grandi errori che si possa compiere. Nella vita serve sempre avere una mentalità aperta pronta ad accettare chi è diverso da noi e la storia di Sama ce lo ricorda ogni giorno.
